martedì 31 marzo 2009

Il governo turco non rappresenta il popolo kurdo

Il DTP è il partito di riferimento kurdo del sud-est della Turchia

Il DTP rappresenta il popolo kurdo


Fino al 20 marzo l’AKP diceva di poter rappresentare i kurdi della zona del sud-est, ma la risposta del popolo kurdo forte, precisa e concreta era già arrivata alle celebrazioni del Newroz, facendo chiaramente capire chi è il vero ed unico rappresentante, confermandolo così con i voti di ieri, 29 marzo.
Per vincere l’AKP si è avvalso di tutte le possibilità ideologiche, economiche, politiche di cui una forza di governo può beneficiare, arrivando fino a puntare sulla carta dell’islamismo e dell’identità religiosa. Ormai, però non è più in grado di ingannare il popolo kurdo, ed insistendo sulle politiche di annientamento continuerà a perdere come è stato in quest’occasione.
In un clima di tensione, con una forte presenza militare (i militari sono stati chiamati a votare nei comuni in cui prestavano servizio), e almeno 100 persone arrestate, il DTP (Partito della democrazia del popolo) nella zona kurda si è attestato a più del 50% dei consensi, con il massimo ottenuto nel Botan (Hakkari 80%) ad Amed(Diyarbakir) ha ottenuto il 65%, riconfermando il Presidente dell’area metropolitana il sig. Osman Baydemir ed i sindaci di quasi la totalità dei suoi comuni.
Complessivamente il DTP si è aggiudicato 8 province, 51 grandi comuni e altri 40 di piccole dimensioni (meno di 30mila abitanti come Bostanici nell’area di Van).
Sono 13 le donne elette fra le candidate del DTP, considerato che sono state sedici quelle elette complessivamente in Turchia, il DTP si conferma come il primo partito a privilegiare la partecipazione delle donne, fatto che aveva già dimostrato alle elezioni politiche del 22 luglio.
Aggiudicandosi la maggioranza dei voti, nelle assemblee provinciali, e vincendo la presidenza di 8 province (Amed/Diyarbakir, Van/Wan, Batman/Heli, Siirt, Sirnak, Hakkari, Dersim/Tunceli, ed Igdir/Idir) sarà il DTP a parlare con tutti gli interlocutori nazionali ed internazionali rappresentando il popolo kurdo e le sue istanze, lavorando per una soluzione politica della questione kurda, per la pace e la democrazia in Turchia.
Il DTP e il popolo kurdo ringraziano gli osservatori italiani ed internazionali che si sono recati in Kurdistan prima e durante le elezioni ed ancora si trovano lì ad attestare la propria vicinanza e solidarietà con il popolo kurdo.
Il DTP, come dichiarato dal Presidente di Diyarbakir, Osman Baydemir, lavorerà non 8 ma 16 ore al giorno per servire il suo popolo, costruire la pace e favorire lo sviluppo dell’area. La sfida ora si rinnova per cinque anni di lavoro e sforzi non solo degli amministratori, ma della società civile tutta, e anche dei democratici italiani ed internazionali che continueranno a portare avanti progetti, percorsi e relazioni con l’area kurda della Turchia.

lunedì 23 marzo 2009

L'acqua è un diritto, l'acqua è di tutti

Si è concluso il World Water Forum
L'UNITA' SUL FORUM ACQUA E IL MANCATO ACCORDO
Istanbul 22 marzo 2009
È la Giornata mondiale dell'acqua, un bene comune a cui ancora milioni di persone non hanno diritto. Ne hanno discusso in questi giorni al World Water Forum, a Istanbul, 30 mila congressisti, insieme a una ventina di capi di Stato e circa 180 ministri dell'ambiente di tutto il mondo. A loro è affidato il difficile compito di trovare un'intesa tra le multinazionali, che hanno tutto l'interesse a considerare l'acqua una merce come le altre, e chi invece è convinto che sia un diritto umano inalienabile. Che è drammaticamente a rischio. Secondo le Nazioni Unite, la pressione demografica rischia di essere la causa della probabile e imminente crisi delle risorse idriche che colpirà il nostro pianeta. Secondo i dati dell'Onu, più di un miliardo e 200 milioni di persone non hanno accesso sufficiente alle fonti di acqua pulita e quasi altri due miliardi di esseri umani vivono senza servizi igienici. E la situazione è solo destinata a peggiorare se non si prenderanno provvedimenti rapidi, se è vero che, come stima l'Ocse, entro il 2030 saranno 3,9 miliardi le persone che vivranno in grave carenza di acqua e per la metà del secolo, quando si passerà dagli attuali sei miliardi e mezzo di abitanti a nove, questo problema riguarderà quasi la metà della popolazione mondiale, per lo più in Cina e nel sud dell'Asia.Ad aggravare la situazione, c'è anche il riscaldamento globale, che altera la natura delle sorgenti e accelera il processo di desertificazione.Nel documento finale del Forum di Istanbul, purtroppo, si legge che l'accesso all'acqua è un bisogno fondamentale umano e non un diritto. Il testo del documento enumera un certo numero di impegni per meglio gestire la richiesta di acqua e per favorire l'accesso ai servizi igienico-sanitari di cui 2,5 miliardi di persone sono ancora del tutto prive, o ancora lottare contro l'inquinamento dei corsi d'acqua, come delle falde del sottosuolo.

domenica 15 febbraio 2009

Ocalan Io, da dieci anni nell' Alcatraz turca ma la nostra lotta non si fermerà


Continuano proteste e scontri per la liberazione di Ocalan


Rilancio un interessante articolo di MARCO ANSALDO su Repubblica del 14 febbraio 2009


MUDANYA (TURCHIA) «In cella mi picchiano, ma non rinuncio a dire quello che penso. O la guerra fra Pkk e Turchia si risolve con il dialogo, o entro tre mesi il conflitto in Kurdistan diventerà peggio che Gaza». L' Alcatraz turca spunta solo la sera. Persa nella nebbia, la sagoma sinistra dell' isola di Imrali si intravede dalle luci fioche del porto di Mudanya. In questa giornata di febbraio spazzata da vento e pioggia nulla qui sembra essere cambiato. Il corso centrale dove durante il processo i Lupi grigi sfilavano innalzando le loro bandiere. Le banchine del molo dove le madri dei soldati morti in battaglia gridavano «pena di morte!». Il piazzale dove i nazionalisti davano la caccia ai giornalisti stranieri. Sono passati 10 anni dalla cattura di Abdullah Ocalan, il leader del Pkk considerato dalla Turchia il terrorista numero uno, e dai curdi un eroe, ma la guerra nel sud est dell' Anatolia continua mietendo vittime ogni giorno. Il 15 febbraio 1999 Apo, com' era chiamato dai compagni, tornava in patria impacchettato come un fagotto dalle teste di cuoio turche che lo avevano braccato in Kenya. Una fuga disperata di sei mesi in tre continenti. Che dalla Siria, dov' era rifugiato, lo aveva portato in Grecia, poi in Russia, infine per due lunghi mesi in Italia, scatenando una ridda di polemiche: dalla spericolata missione di Ramon Mantovani a Mosca all' ospitalità nella villa all' Infernetto, passando per lo sbarco di migliaia di curdi a Roma e il coinvolgimento dei servizi di mezzo mondo. Fino alla cacciata, nonostante la resistenza dei suoi legali italiani, Pisapia e Saraceni. Imrali da qui è lontana poche decine di miglia, ma andarciè impossibile. Colossali navi da guerra della Marina militare impediscono a chiunque, tranne ad avvocati e parenti, l' accesso al prigioniero. Nell' atollo, Ocalan. Sessant' anni, i capelli ormai bianchi con un principio di calvizie, è l' unico detenuto. La sinusite lo indebolisce, i pruriti lo tormentano, la prostata incalza. I suoi attuali avvocati - attraverso i quali è stato possibile organizzare l' intervista esclusiva con Repubblica - lamentano il fatto che di recente sia stato malmenato dai suoi carcerieri. Una denuncia è arrivata alle autorità competenti a Strasburgo, che hanno intimato al governo turco di rispettarei diritti del detenuto. Non si sa con quali effetti. Abdullah Ocalan, innanzitutto come sta? «Sopravvivo. Le mie condizioni fisiche sono quelle rese note dai legali. Di recente sono stato anche picchiato dalle guardie per alcune dichiarazioni rilasciate. Ma io continuerò a dire quello che penso. Saluto l' Italia, paese che ricordo con grande piacere». Perché è stato malmenato? «Non sto a raccontare quello che succede qui, perché so che cosa accadrebbe se lo dicessi. Agisco con senso di responsabilità. Loro vogliono, mettendomi in difficoltà, annientare il Pkk. Ma non ci riusciranno. Fino alla fine opporrò la mia resistenza». Come viene punito? «Mi accusano di "difesa e propaganda di un' organizzazione criminale". Mi hanno punito in 10 occasioni, per un totale di 180 giorni di cella. In pratica, posso rimanere nella mia stanza, ma mi vengono tolti gli altri diritti: i miei familiari non possono venire a trovarmi (l' ora dei colloqui è di un' ora alla settimana, quando e se le condizioni del mare lo permettono, ndr ), niente libri, radio o giornali. Mi levano anche la penna». Lei chi accusa? «Io ho il diritto di sapere chi è la mia controparte. Quello che accade qui di certo non avviene senza che il premier lo sappia. Ma Tayyip Erdogan fa quello che dicono gli Stati Uniti. Sono gli Usa e la Nato ad avermi portato qui 10 anni fa. E fanno pressione per mettermi alla prova. Mettono alla prova la mia reazione, la mia pazienza, la mia resistenza. Ma anche la mia pazienza ha dei limiti». Dicono che lei continui a guidare il Pkk da qui. E' vero? «Io dico che quest' anno si deve tracciare la strada per un dialogo, altrimenti noi curdi non possiamo essere ritenuti responsabili di quello che potrebbe accadere nei prossimi tre mesi.I problemi non si risolvono bombardando Qandil (la zona nel Nord Iraq dove gran parte dei guerriglieri si sono rifugiati, ndr .). Perché il Pkk ha forze dappertutto, in Turchia, in Iran, in Iraq, in Siria. E' organizzato nella regione del Caucaso come in Europa. E allora non entreranno in azione solo le forze armate, ma anche quelle civili. E quello che succederà sarà più esteso di quanto è successo a Gaza. Ecco perché c' è bisogno di una soluzione trovata attraverso il dialogo». A fine marzo in Turchia ci saranno elezioni amministrative. Che possibilità dà ai partiti che sostengono i curdi? «Sono elezioni molto importanti. E' necessaria la fondazione di un partito curdo di riferimento. Ma metto tutti in guardia su possibili irregolarità nel voto». Il governo però continua le riforme, e dal 1 gennaio ha avviato un canale televisivo statale in lingua curda. Non è un passo avanti? «Ma si sa che questo passo è avvenuto non su indicazione del governo, bensì su pressione degli Usa. I divieti per la lingua e l' identità curde sono noti. In carcereè vietato pronunciare anche due parole in curdo, e poi si mette su un canale televisivo! La nostra concezione della democrazia parte sempre dal basso. Qui invece si tratta di qualcosa imposto dall' alto. Lo Stato istituisce il suo canale. E con il canale in lingua curda vuole creare anche i suoi curdi. Attraverso quella tv si vuole completare l' opera mettendo sotto controllo la dimensione culturale». A lei staa cuore il Medio Oriente,e la Turchia di recente siè proposta come mediatore fra Israele e gli arabi. Che cosa ne pensa? «Ho visto che il premier Erdogan si batte perché ci sia un dialogo fra Israelee Hamas. Ma perché non investe un pezzettino della sua energia per il suo Paese?». Il personaggio LA VITA Abdullah Ocalan nasce il 4 aprile 1948. Laurea ad Ankara, dopo il golpe del ' 71 si arruola nel servizio civile LA POLITICA Nel ' 78 fonda il Pkk. Nell' 84 inizia la lotta armata contro il governo turco per creare uno stato curdo LA CATTURA Dieci anni fa le teste di cuoio turche lo arrestano in Kenya.
Dal 15 febbraio 1999 è rinchiuso nel carcere di Imrali PER SAPERNE DI PIÙ www.todayszaman.com/tz-web www.mfa.gov.tr/default.en.mfa http://www.mudanya.bel.tr/ -

sabato 14 febbraio 2009

Curare sempre, DENUNCIARE MAI

Respingiamo la norma che cancella il divieto di denunciare gli stranieri irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche perché bisognosi di cure.
Tale norma calpesta il principio costituzionale che tutela la salute quale diritto primario delle persone, uguale per tutti, dunque non suscettibile di qualsivoglia limitazione, neanche in base allo stato giuridico di migrante irregolare.
Evidente è poi il contrasto con l'etica e la deontologia di noi medici e di quanti esercitano professioni sanitarie, il cui compito è di curare e soccorrere sempre chiunque ne abbia necessità e facilitare in ogni modo la tutela della salute individuale e collettiva.
Che questa legge possa ridurre l'immigrazione clandestina è pura demagogia, servirà solo a rendere gli immigrati più disperati e più invisibili, li priverà di ogni tutela sanitaria, alimenterà la nascita di percorsi sanitari paralleli, al di fuori di ogni controllo e verifica da parte della sanità pubblica.
Non è difficile ipotizzare in breve tempo ripercussioni sanitarie negative per tutta la collettività, basti pensare alla difficoltà di individuare tempestivamente focolai di malattie trasmissibili.
Possibile che l'alta valenza di efficacia e solidarietà per cui il nostro sistema sanitario è apprezzato in tutto il mondo debba essere minata da leggi che, oltre ad essere contrarie alla nostra costituzione ed alla deontologia, sono anche miopi sul piano epidemiologico?
Quante volte capiterà che uno straniero, per il timore della denuncia, si presenterà alle strutture sanitarie in condizioni aggravate dal ritardo della diagnosi e terapia, con conseguenze drammatiche per la sua salute e con necessità di cure oltretutto più costose?
Che dire poi dei minori stranieri, la cui condizione sarà ancora più precaria? Quanti di essi diventeranno invisibili?
E le donne? Quante si troveranno, di fatto, espulse dai percorsi di tutela della maternità, dell'allattamento al seno, della procreazione responsabile, della prevenzione dell'aborto clandestino, della diagnosi precoce di neoplasie genitali?
Allora, gridiamo con forza il nostro NO a norme che fanno arretrare il nostro paese sul piano della civiltà.
Affermiamo il principio dell'inviolabilità del diritto alla salute e di quello, speculare, della libertà di curare ciascuno esclusivamente secondo le sue necessità, senza alcuna discriminazione.
Facciamo appello al Parlamento affinché prevalgano le ragioni dell'etica, della solidarietà, dei principi costituzionali, persino della epidemiologia e dell'economia sanitaria.
Sosteniamo tutti coloro che rifiutano di trasformarsi in delatori e rivendicano il diritto all'obiezione di coscienza rispetto a norme contrarie alla deontologia professionale e lesive di diritti costituzionalmente garantiti.

Adriana D'Amico - medico; assessora alle Politiche sociali e della solidarietà della città di Caserta

domenica 8 febbraio 2009

Ma tu vivi sempre con questo mal di stomaco...???


Mi basta aprire un pò di più gli occhi e guardarmi in giro, un pò oltre il mio naso o il palmo della mia mano (e solo per pochi giorni), che mi procuro emozioni un pò miste, confuse, ma sicuramente negative (da gran mal di stomaco!): rabbia, tristezza, impotenza e, per questo, frustrazione. Tutto quello che in questi giorni i media ci trasmettono... "La storia di Eluana e l'omicidio di una libertà individuale (equilibrata, ragionata e rispettosa), gli operatori sociosanitari che diventano spie (per carità...non sono mica obbligati...!!?!!!) ed ora il ragazzo romeno" ...e come me, molti, avranno pur avuto, da piccoli, un'intolleranza intima e personale per i rom, o per una bicicletta rubata o per un'insistente richiesta di spiccioli o di altro. Un sentimento che, so bene, nasce, in fin dei conti, da motivi più o meno futili e che, da adulti, ci possono anche far sorridere nel ricordo di quel dispiacere, ma so di certo che questa mia condizione non sfocia in desiderio di vendetta o in un "tentativo di linciaggio".

7 Febbraio 2009 "Romeno ubriaco investe e uccide uomo di 36 anni. La folla tenta di linciarlo". E affiora, così, il nostro dolore, il dolore di una morte improvvisa, immotivata e sicuramente ingiusta. Sarebbe legittimo, per tutti noi, poter condividere il dispiacere per questa morte, empatizzare con la sofferenza di quella famiglia, ed invece, a tutto ciò, va ad aggiungersi un altro dolore, quello per "l'umana bestialità".

Ho trovato su youtube il video del linciaggio del ragazzo romeno e sono rimasto pietrificato (prima) e spaventato e disgustato (poi) dai commenti che alcuni ragazzi hanno lasciato al video stesso. Finanche il desiderio, espresso da alcuni, di un olocausto romeno (forse quello che già c'è stato non è bastato!).
Provvedimenti adeguati e comprensione delle motivazioni (per un'azione di migliore convivenza)! E' per questo che dovremmo gridare e lottare, e non per l'estendersi della legge del taglione o il bisogno di vendetta animale e istintuale!
Ma forse la giustizia, quella ragionevole ed equilibrata, non è uguale per tutti.

Su La Repubblica del 7 settembre 2008 si legge "Sotto l’effetto della droga investe e uccide un cittadino romeno, e si dà alla fuga. - Agli arresti domiciliari è finito un ventitreenne di Melfi che, poco dopo le 2 della notte scorsa, ha travolto un immigrato romeno di 25 anni, senza fissa dimora. Il fatto è avvenuto in pieno centro cittadino. M.P., è finito in manette per omicidio colposo, concorso in omissione di soccorso, guida in stato di alterazione psicofisica per uso di stupefacenti, mentre l’altro passeggero è stato denunciato per concorso in omissione di soccorso. L’auto sulla quale viaggiavano i due ha trascinato la vittima per circa 50 metri, rendendola irriconoscibile".

Ma non tutte le notizie "fanno notizia"...non tutte hanno lo stesso riverbero.

A Roma, ieri, si è consumata una grave tragedia e per questo siamo tutti addolorati, ma siamo ugualmente disgustati dall'incivile e incontrollata manifestazione di rabbia di esseri umani!

sabato 7 febbraio 2009

Due popoli, due Stati: VIVERE IN PACE

DI RITORNO da GAZA
E' TEMPO di RICOSTRUIRE
(per NON TORNARE PIU' a DISTRUGGERE)
Una parte della delegazione italiana composta da operatori sanitari, operatori umanitari, rappresentanti dei Comuni e giornalisti è rientrata ieri da una missione umanitaria nella Striscia di Gaza. Il primo esito positivo ottenuto dalla presenza di due enti locali, il Comune di Monterotondo e il Comune di Rimini è che con molta probabilità sarà organizzata una missione più ampia di amministratori locali entro la fine di febbraio.
I 13 italiani , coordinati da Meri Calvelli responsabile dei progetti di emergenza della ONG Crocevia, hanno visitato gli ospedali di Al Awda, Shifa e Al Quds, dove nei giorni degli attacchi aerei e di terra sono stati ricoverati più di 5000 feriti.
Il personale sanitario delle strutture ospedaliere della Striscia di Gaza ha innanzitutto evidenziato la carenza di apparecchiature mediche (una sola struttura ha la strumentazione per la TAC, un'altra per le endoscopie) necessarie ad una corretta diagnosi e ha raccomandato un maggiore coordinamento a livello internazionale degli aiuti sanitari.
Gli effetti dei 22 giorni di attacchi dell'artiglieria aerea, e poi anche di terra, non si misurano soltanto in termini di edifici distrutti, macerie, feriti e morti; il prolungato stato di totale insicurezza e minaccia alla propria vita che hanno sperimentato tutti i cittadini di Gaza ha lasciato tracce profonde. Insonnia, stress post-traumatico, attacchi di panico e isteria, sono i sintomi che il Gaza Mental Health Program ha rilevato con allarmante frequenza nei primi interventi sul territorio.
Lunedì 2 febbraio una parte della delegazione ha visitato una scuola elementare di Jabaliya, i disegni dei bambini rappresentano unicamente aerei che sganciano bombe, missili, carri armati. Poco prima delle 11,20 orario di uscita del primo turno della mattina, due violente esplosioni hanno fatto tremare la struttura scolastica, le maestre hanno lasciato uscire tutti i bambini per farli tornare a casa. Molti sono scoppiati a piangere, a urlare. Il giorno prima, la delegazione aveva visitato il centro culturale Al-Asriya sempre a Jabaliya, cittadina a Nord di Gaza City che come Rafah sul confine sud, è stata pesantemente attaccata. Le bambine hanno improvvisato un rap che dice noi bambini palestinesi abbiamo diritto di giocare e di uscire per strada senza aver paura dei saurak (missili).
Più che di aiuti umanitari Gaza e la Palestina hanno bisogno di pace, di piantare alberi da frutto e non vederli sradicare di nuovo dai tank israeliani, di raccogliere i frutti della terra, di pescare nelle acque territoriali senza essere bersagliati dal fuoco di proiettili o missili. La troupe dei giornalisti di Peace-Reporter e due inviati di Rai3 hanno documentato questo tipo di reazione dei soldati israeliani nella provincia di Khan Younis.
Martedì 3 febbraio hanno accompagnato alcuni contadini a raccogliere il prezzemolo nei loro campi a ridosso dei 100 metri dalla linea di confine, sono stati intimiditi con raffiche di mitra sparate prima a 10 metri dai loro corpi e poi a meno di 2 dai soldati israeliani posizionati al di là del confine..
Molte sedi istituzionali della Striscia di Gaza sono state distrutte; la cooperazione internazionale si farà carico della loro ricostruzione come tante volte è già accaduto in passato nella West Bank e nella Striscia di Gaza. Così è stato per la centrale elettrica (che funziona a carburante consumando 160.000 litri al giorno quando non è a pieno regime) bombardata lo scorso anno, per le linee degli elettrodotti, per le discariche, per le strade, acquedotti, persino per i cimiteri.
Secondo dati della Banca Mondiale del 2005 i Territori Palestinesi sono il primo destinatario degli aiuti internazionali, milioni di dollari ed euro che se fossero consegnati direttamente alla popolazione renderebbero i cittadini palestinesi ricchi o quantomeno tutti benestanti.
La comunità internazionale ha finora consentito e finanziato il ciclo di distruzione e ricostruzione. Per restituire il diritto al futuro alla popolazione civile di Gaza è tempo di intervenire con la necessaria determinazione per interromperlo. Far rispettare il diritto internazionale e i diritti umani, profondamente violati in questo conflitto e solo due mesi fa celebrati pomposamente nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite.

venerdì 6 febbraio 2009

Io non denuncio chi deve essere curato:OBIEZIONE DI COSCIENZA



SI ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTRO LE LEGGI RAZZISTE DEL GOVERNO BERLUSCONI


Invito tutti i colleghi impegnati nella cura della salute delle persone, a qualsiasi titolo ad iniziare una campagna di sensibilizzazione all'obiezione CONTRO l'applicazione delle direttive previste dall'emendamento approvato dalla maggioranza di centrodestra sul tema dell'immigrazione. Un provvedimento che rappresenta, inoltre, una grave lesione del principio di universalità del diritto alla salute, e che indurrà tantissimi stranieri senza permesso di soggiorno a rinunciare alle prestazioni del servizio sanitario nazionale, con tutto quello che ne consegue per i rischi per la salute di tutti i cittadini.


Un invito a tutti alla mobilitazione. QUESTO è UN GOVERNO CHE STA' INSTAURANDO UN VERO E PROPRIO REGIME E BERLUSCONI NE E' IL DITTATORE. e' ORA DI ALZARE LA
TESTA E DIRE BASTA!

C'è un tentativo di GOLPE costituzionale: FERMIAMOLO

Non si tratta di politica e basta ..... si tratta di libertà:
della TUA LIBERTA' che ti stanno togliendo.
Se ancora qualcuno avesse delle illusioni, è bene che si svegli. Questo governo è pienamente coerente con le sue premesse: dare una deriva autoritaria e dittatoriale alla nostra nazione.
Non si tratta più di conflitto di competenze tra organi dello stato, bensì un vero e proprio atto di sovvertimento dei poteri dello Stato, avocando a sè competenze proprie del capo dello stato: Berlusconi ha di fatti detto che comanda lui e che il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, firma o non firma il suo decreto non conta ..... lui lo farà lo stesso.
Di fronte al vero e proprio tentativo di colpo di stato costituzionale che il governo e in particolare il premier Berlusconi stanno mettendo in atto ai danni dell'equilibrio dei poteri e del rispetto delle prerogative del capo dello Stato, tutti i cittadini e tutte le forze laiche, democratiche e antifasciste sono chiamate alla mobilitazione.
Contro il tentativo di manomissione della Costituzione, contro l'arroganza e la violenza di un presidente che usa il dolore come pubblicità e perde ogni pudore usando il peggior contrasto tra poteri che la Repubblica abbia mai conosciuto..

mercoledì 4 febbraio 2009

Italia: paese a democrazia limitata


Prove di regime!
Veltroni VERGOGNATI!

Martedì sera la Camera ha approvato con 517 voti favorevoli, tre astenuti e 22 contrari la riforma della legge elettorale per le europee. Hanno votato a favore tutti i partiti tranne Mpa e radicali. Ora il provvedimento passa al Senato. Subito dopo il voto, Veltroni a Montecitorio ha incontrato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, e il coordinatore di Forza Italia, Denis Verdini.

Dopo aver stretto loro la mano, Veltroni ha detto: «Almeno siamo riusciti a fare una cosa insieme in questa legislatura».


La democrazia è pluralismo e diritto di rappresentanza. Democrazia è anche poter dire "io non sono d'accordo, io la penso diversamente". Democrazia è avere la garanzia che il dissenso possa essere espresso. Democrazia è poter scegliere a chi affidare la propria rappresentanza (eleggere chi dovrà parlare a nome nostro).

In Italia tutto ciò è stato spazzato via da un governo che decide per piacere al suo padrone (come cani scodinzolanti al al lauto banchetto del padrone, in attesa di qualche osso da sgranocchiare festanti) e da un'opposizione che si bea di compiacere al governo di cui dovrebbe essere anima critica e alfiere dei diritti di rappresentanza di circa metà degli italiani.

Veltroni è il peggio che potesse capitare a chi vorrebbe un paese migliore (oggi mi accontenterei anche di un paese normale come diceva D'Alema) a tutti coloro che avrebbero voluto e sperato in un argine alla deriva autoritaria che è in atto in Italia con punte di vero e proprio razzismo xenofobo e scivolamento in una pratica della cultura delle relazioni e dei comportamenti all'insegna della barbarie (la rincorsa alle politiche del capestro anche da parte di partiti come il PD, invece delle politiche dell'educazione al vivere sociale, all'accoglienza ed alla vicinanza solidale, hanno spianato la strada ad un regime governativo (il parlamento belante e privo oramai di opposizione) che si ciba sempre di più del dramma della crisi economica mondiale per serrare le fila ed intruppare i riottosi. Non mi meraviglierei se cominciassimo ad assistere ai primi "provvedimenti di confino" per le anche più blande opposizioni di dissenso.

E' vergognoso tutto ciò: sette/otto milioni di elettori italiani che non hanno più diritto di rappresentanza, ben oltre il 15% dell'elettorato.

Dire a Berlusconi "Vergognati!" appare superfluo e inutile ..... il re sbaglia? Viva il re!, ma a Veltroni (e tutti coloro che lo stanno sostenendo in questo corteggiamento da vecchia baldracca, e mi scusino tutte le vecchie baldracche per le quali nutro grande rispetto) ciò lo si può dire, e a voce grossa: Veltroni VERGOGNATI!

domenica 1 febbraio 2009

FIRMATE LA PETIZIONE


Libertà per Leyla Zana

Le " Amitiés kurdes de Bretagne” (Amicizie curde di Bretagna) - Francia desiderano attirare la vostra attenzione sulla situazione della Signora Leyla Zana che è appena stata condannata a 10 anni di prigione dalla 5a Corte penale di Diyarbakir per un delitto d'opinione, sulla base di articoli contestabili di un codice penale che non garantisce sufficientemente il rispetto della libertà d'espressione.
Ricordiamo che la Signora Leyla Zana, eletta nel 1991 deputata di Diyarbakir, arrestata nel 1994, condannata a 15 anni di prigione, liberata nel 2004, è molto conosciuta in Europa come una militante che lotta “contro l'intolleranza, il fanatisme e l'oppressione„ e che la sua precedente incarcerazione aveva suscitato numerose proteste.
Le "Amitiés kurdes de Bretagne" hanno preso l’iniziativa di lanciare la presente petizione in favore di Leyla Zana, già patrocinata da un certo numero di personalità di diversi paesi europei.
Tutti gli amici di Leyla Zana, di qualsiasi nazionalità essi siano, tutti gli amici del popolo curdo, tutte le associazioni, ONG, sindacati, partiti politici, tutti i militanti per i diritti umani e la libertà d’espressione, tutte le persone che si sentono partecipi di questa condanna iniqua, sono invitate a firmare questa petizione che si trova su http://www.amitieskurdesdebretagne.eu/
(seguire le spiegazioni e poi rispondare alla mail di conferma per convalida e pubblicazione, si prega di non aggiungere commenti)

Grazie per Leyla Zana

sabato 31 gennaio 2009

Garantire il diritto di cura agli immigrati


Il governo vuole trasformare i medici e gli operatori sanitari in delatori

Denunciare l'immigrato clandestino che ha bisogno di cure: CONTRO OGNI ETICA E DEONTOLOGIA DELLA SALUTE

Appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per respingere un emendamento al “pacchetto sicurezza” presentato dai senatori della Lega Nord Bricolo, Mauro, Bodega, Mazzatorta e Vallardi, che prevede l’abrogazione del comma 5 dell’art.5 del decreto legislativo 25 luglio 1998 n.286 (Testo Unico sull’immigrazione), oltre a modifiche del comma 4 e del comma 6 del medesimo articolo.

Se passasse l’emendamento, gli stranieri presenti in Italia non in regola con il permesso di soggiorno verrebbero privati del diritto d’accesso alle cure sanitarie ed alle prestazioni ospedaliere di ogni tipo.

E' chiaro che in una situazione simile gli immigrati si terrebbero alla larga dalle strutture sanitarie con gravissimi danni per la salute, loro personale, ma anche per una maggiore e migliore prevenzione sanitaria sulla diffusione di patologie a diffusione virale che, se passasse l'emendamento, avrebbero una maggiore e sicura diffusione sul territorio nazionale: come la tubercolosi che in molti paesi d’origine è ancora largamente diffusa.

SENSIBILIZZIAMO I REFERENTI PARLAMENTARI DEI NOSTRI TERRITORI PER FAR SI CHE QUESTO ULTERIORE DANNO NON SI AGGIUNGA AI GIA' TANTI CHE QUESTO SCELLERATO GOVERNO STA FACENDO SUL FRONTE DELLA SICUREZZA (CHE NON STA PROTEGGENDO NESSUNO, MA STA LIMITANDO MOLTO LE LIBERTA' DI CIASCUNO) E DELL'IMMIGRAZIONE (CON LEGGI E ATTEGGIAMENTI SEMPRE PIU' AD IMPRONTA RAZZISTA ED INDEGNI DI UN PAESE CIVILE)

domenica 25 gennaio 2009

Diyarbakır: Ad un bambino di tre mesi vengono negate cure mediche in ospedale!

Gennaio 2009.

A Diyarbakır, a un bambino di tre mesi il cui nome è Welat non è stato consentito di avvalersi del servizio di assistenza sanitaria, egli non può ricevere un documento d’identificazione dall’ospedale, che ne consenta la registrazione fra i pazienti, poiché l’iniziale del suo nome è la lettera W, presente soltanto nell’alfabeto kurdo.
Muhsin e Laima Başer, i genitori, residenti a Diyarbakir, hanno scelto quel nome per il loro bambino. Tuttavia il Dipartimento per le Registrazioni di Diyarbakir ne ha rifiutato la registrazione in quanto esso contiene la lettera W, inesistente nell’alfabeto turco. Il signore e la signora Başer hanno conseguentemente presentato una richiesta legale, presso l’Associazione per i Diritti Umani IHD, e l’IHD a sua volta ha presentato una petizione al Ministero degli Affari Interni, per far porre fine al divieto riguardante l’uso di nomi kurdi. La petizione risale al 21 agosto 2008, ma il Ministero non ha ancora dato risposta. Pertanto il signor Muhsin Başer ha anche presentato un ricorso, ancora pendente, al Tribunale Civile di Diyarbakir.
Quando aveva tre mesi, rammenta il padre, il bambino è stato portato in ospedale, ma lì non ha ricevuto cure perché mancava di un documento che ne registrasse l’identità. Il padre si è rivolto anche al Dipartimento per la Sicurezza Sociale di Diyarbakir, chiedendo una tessera sanitaria provvisoria, ma ha ricevuto una risposta negativa. Egli protesta per l’illegalità della situazione, e sottolinea che in sostanza le autorità governative si dimostrano contraddittorie e ipocrite. Infatti la lingua kurda può essere liberamente utilizzabile dal Premier Erdoğan, mentre continua a essere in sostanza vietata ai kurdi: infatti, a causa di una lettera dell’alfabeto kurdo si impedisce addirittura di prestare le cure ospedaliere a un bambino, proprio nel periodo in cui le autorità si adoperano per il lancio del canale televisivo TRT6 in kurdo.

domenica 18 gennaio 2009

Basta con i massacri: due stati per due popoli in PACE

Esercito turco ha inviato 150 mila mine al confine

Secondo le fonti, l'esercito turco ha provveduto a raccogliere mine nelle caserme di Hatay, Kilis, Malatya e Urfa e a inviarle alla Gendarmeria di Midyat/ Mardin. In gran parte, le mine sono del tipo Dm-11 e DM46 anticarro. Le mine sono state trasportate a Midyat per poi essere portate nelle zone considerate sicure di Sirnak, Yuksekova e Siirt.
Si ritiene che le mine, come ultimamente hanno dichiarato anche dei portavoce dell'HPG, saranno usate per creare delle zone-tampone nell'area di confine.
La Turchia ha firmato nel marzo 2004 la Convenzione di Ottawa: essa vieta produzione, distribuzione, stoccaggio e uso delle mine anti-persona; la Turchia aveva anche assunto l'impegno di provvedere entro il 2014 allo sminamento completo. Tuttavia essa continua, attraverso le mine, a determinare mutilazioni e uccisioni di civili, nelle zone di Sirnak e Yuksekova soprattutto.

sabato 17 gennaio 2009

La memoria è un esercizio collettivo

Non dobbiamo dimenticare o è un dovere ricordare?

Non credo che il governo israeliano abbia ragioni in questa come nelle altre guerre: nascono dalla presunzione del proprio diritto come più diritto di quello degli altri. Hamas cresce nei consensi in maniera proporzionale alla violenza delle bombe che lancia verso civili inermi. La morte in diretta Tv delle tre figlie del medico palestinese impegnato per la pace mentre parla intervistato da una televisione israeliana la dice lunga su che cosa è il terrorismo: il governo israeliano (e sottolineo il governo non il popolo israeliano, nè lo stato di israele, ma il governo) mette la divisa militare ai suoi atti di terrorismo (da non dimenticare gli assassini dei leader palestinesi decretati direttamente dal governo di israele) e risponde ad altri atti di terrore senza divisa. Ma è una strage permanente dove tocca sempre al più debole pagare con la propria vita: ed i palestinesi oggi pagano il prezzo più alto di questi atti di terrore.Bisogna fermare tutto ciò e credo che uno dei modi possa essere quello di fare pressione sul governo di Israele di fermare il massacro (oltre 1200 morti, la metà dei quali bambini) -boicottare le merci e le aziende di Israele può essere un segnale-, ma anche fare pressioni sui governi nazionali, per noi quello italiano affinche si faccia promotore di iniziative vere per dare a due popoli due stati e a palestinesi ed israeliani, la PACE.

Io sono vicino alle vittime di ieri come di oggi, sono vicino e sostengo la battaglia di civiltà dei giovani israeliani che decidono di andare in galera piuttosto che andare a fare la guerra e sono con quei palestinesi che si battono contro ogni violenza e vogliono la PACE.

Quelli che vogliono mischiare le stragi naziste degli ebrei e le attuali stragi che l'esercito di Israele compie ai danni dei palestinesi per alimentare un nuovo odio antisemita non hanno nulla a che vedere con il ragionamento di boicottare l'economia israeliana per dare un segnale al suo governo di una volontà mondiale alla pace in quei territori.Nei prossimi giorni (il 27 gennaio) le coscienze di tutto il mondo sono invitate a RICORDARE, a promuovere quell'esercizio collettivo della MEMORIA per ribadire ancora una volta il rifiuto di quella che fu la barbarie nazi-fascista ai danni del popolo ebreo, ma anche di tutti gli oppositori del regime, dei prigionieri di guerra, dei comunisti, degli omosessuali, dei rom: oltre 20milioni furono le vittime dello sterminio dei campi di concentramento nazi-fascisti.Quella barbarie non appaertiene al passato, ma è uno spettro che aleggia sempre nella nostra epoca: le pulizie etniche nella ex-jugoslavia, alle stragi in Africa tra gli Hutu e Tutsi, al martirio dei tibetani, dei kurdi o dei palestinesi.Dire basta a questa guerra a Gaza city vuole dire costruire un piccolo pezzo di quella PACE fra i popoli, le etnie, le persone e le religioni che sembra essere l'ultimo dei problemi dei grandi della terra, troppo occupati a regolare solo le economie ed i profitti per il proprio benessere nazionale: quello che sempre più alimenta le distanze tra un Nord ricco ed un Sud del mondo sempre più povero e disperato.I

l mio invito e per costruire la PACE, contro tutte le guerre e tutte le forme di terrorismo, quello del governo israeliano come quello di hamas.

Nessun soldo deve essere dato per finanziare questa guerra ed i massacri che sta provocando.

martedì 13 gennaio 2009

Fermiamo la guerra

Non c'è proporzione tra la violenza di Hamas ed i massacri di Israele

Bisogna costruire la Pace ed Israele deve capire che non può massacrare un popolo innnocente, per reagire al lancio dei razzi delle formazioni di Hamas nei territori israeliani, con una violenza cieca che in pochi giorni di guerra ha già ucciso oltre 300 bambini e feriti oltre mille.
I razzi in tutti questi anni hanno provocato la morte di una ventina di coloni israeliani: TROPPI COMUNQUE! ma consideriamo che, solo in questi quindici giorni di guerra, i bombardamenti dell'aviazione e artiglieria pesante hanno provocato 950 marti ed oltre 3.500 feriti. Inoltre, sono state usate armi chimiche come le bombe al fosforo che stanno causando un indiscriminato numero di morti civili per asfissia.


Boicotta i prodotti e le aziende di Israele fino a quando non deciderà di promuovere la via diplomatica alla PACE piuttosto che quella della guerra.
Non diamo i nostri soldi per questa sporca guerra.
Quando sei al supermercato, quando devi fare una compera guarda il codice a barre e se questa inizia con 729 allora non comprare, quei soldi alimenterebbero la guerra e lo sterminio dei palestinesi di Gaza.

domenica 11 gennaio 2009

Boicotta Israele - Fermiamo il massacro

Continua l'invasione israeliana a Gaza:

non si arresta la conta dei morti

Cerciamo di fermare questa assurda guerra dove sempre più civili inermi muoiono sotto i bombardamenti di aerei e carri armati di Israele.

Occhio alle marche dei prodotti e delle merci con le quali Israele finanzia la sua guerra.


Nessun soldo per questa sporca guerra: I MIEI SOLDI LI VOGLIO DARE SOLO PER COSTRUIRE LA PACE

Lista prodotti israeliani:

AHAVA: prodotti estetici e dermatologici distribuiti in Italia da P.M.CHEMICALS S.R.L./Milano
AMCOR: purificatori e condizionatori d'aria, insetticidi

ALBATROSS: fax e sistemi di posta elettronica

CANTINE BARKAN Ltd: vini con etichetta Reserved, Barkan e Village

CANTINE DELLE ALTURE DEL GOLAN: vini con etichetta Yarden, Gamla e Golan distribuiti in Italia da GAJA DISTRIBUZIONE, Barbaresco (Cuneo)

CARMEL: prodotti d'esportazione come avocados, fiori recisi e succhi di frutta

CALVIN KLEIN: alcuni capi di vestiario sono realizzati in Israele

DATTERI DELLA VALLE DEL GIORDANO varietà Medjoul e Deglet Nour

EPILADY/MEPRO: epilatoriHALVA: barrette di sesamo

INTEL: microprocessori e periferiche

JAFFA: agrumi

MOTOROLA: prodotti di irrigazione e fertilizzanti

MUL-T-LOCK Ltd: porte blindate, serrature di sicurezza, cilindri e attrezzature

NECA: saponi

PRETZELS: snack salati della Beigel

SALI DEL MAR MORTO: prodotti cosmetici

Società Gitto Carmelo e Figli Srl di Messina: ha costruito una strada che passa nei territori occupati ed è a solo uso dei coloni

SODA-CLUB Ltd.: sistemi per carbonare e sciroppi per la preparazione disoda e soft drinks

SOLTARN Ltd: pentole e tegami in acciaio antimacchia

VEGGIE PATCH LINE: hamburger di soia e prodotti alternativi

Generi : marche

Abbigliamento: Ask Retailer; Gottex, Gideon Oberson, Sara Prints, Calvin Klein

Aromi e spezie: MATA, Deco-Swiss, Israel Dehydration Co. Ltd.

Bevande: Askalon, Latroun, National Brewery Ltd., Carmel, Eliaz BenjaminaLtd., Montfort, Yarden Vineyards, International Distilleries of IsraelLtd. (Sabra), Gamla, Hebroni

Budini: OSEM, MATA, Israel Edible Products Ltd. -Telma

Cipolle: Beit Hashita, Carmit, Sunfrost

Formaggi: Kfir Bnei-Brak Dairy Ltd., Tnuva, Central Co-op, MATA, Haolam

Frutta: Assis Ltd., Carmel Medijuice, NOON, PRI-TAIM, Agrexco USA Ltd.,Yakhin, PRI-ZE, FIT (Federation of Israel Canners), Jaffy's Citrus

ProductsProdotti a base di pomodoro: FIT, Medijuice, Pardess, Yakhin, VITA

Prodotti dolciari (caramelle e noccioline): Carmit, Elite, Geva, Rimon,Karina, Lieber, Oppenheimer, OSEM, Taste of Israel, Israel EdibleProducts - Telma

Olive: Beit Hashita, H&S Private Label, Shan Olives Ltd. (Hazayith)

Marmellate, conserve, sciroppi, miele e frutta candita: Assis Ltd., I&BFarm Products, Meshek Industries (Beit Yitshak 778) Ltd., VITA

Pesce: Noon, Yonah, Carmel, Ask retailer/frozen fillets

Prodotti a base di tacchino: Hod Lavan, Soglowek, Yarden, Ask retailer/butcher/Deli

Prodotti dietetici: Elite, Froumine, OSEM, Israel Edible Products - Telma, Kedem, Afifit Ltd., Magdaniat Hadar Ltd., Tivon

Prodotti di forneria: Affifit Ltd., Barth, Elite, Einat, Froumine, Hadar, Israel Edible Products - Telma, Magdaniat Hadar Ltd., OSEM, Taste of Israel
Prodotti vegetali: Yakhin, PRI-TAIM, PRI-ZE Growers/MOPAZ, Sanlakol, Carmelit Portnoy, Tapud, Sun Frost

Salse per pizza: Jaffa-Mor, VITA, H&S Private Label, MATA

Zuppe, salse e dadi: Israel Edible Products Ltd. - Telma, OSEM, MATA, Gourmet Cuisine
Software e componenti per computer: Four M, Cimatron, Eliashim Micro Computers, Sintel, Ramir (Adacom), Rad, Orbotech, Shatek, Scitex, 4th Dimension Software Ltd., magic Software, 32-bit

Un'azienda da boicottare
La Gilat Ltd è una delle maggiori multinazionali israeliane della net economy.Impiega circa 1.600 dipendenti, con un fatturato annuo intorno ai 900 milioni di euro. E’ quotata al NASDAQ di New York (GILTF).Ha sede principale in Israele con filiali in diverse capitali mondiali tra cui Roma.I capi e fondatori sono due manager israeliani, che hanno lavorato per più di 10 anni per IDF, l’esercito israeliano. Il prodotto principale sono sistemi di connessione satellitare bidirezionale alle reti IP, tra cui Internet. L’ideale per chi non possiede una rete telefonica fissa.Un vero vanto di efficienza ed innovazione per l’intera industria israeliana. I prodotti vengono distribuiti in tutto il mondo da partner regionali come compagnie telefoniche e provider per l’accesso alla rete.Il partner paneuropeo della Gilat è l’azienda italiana Tiscali S.p.a., che commercializza l’intera soluzione, i prodotti e perfino l’assistenza della azienda israeliana, tramite il servizio TiscaliSat per il momento in Italia, Germania e Svezia. Entro fine anno in tutta Europa. Tiscali è infatti il maggior provider paneuropeo per la fornitura di accessi ad Internet low-band tramite modem, e in ottima posizione per i collegamenti broadband (ad alta velocità, per esempio ADSL) grazie ad una rete di fibre ottiche europea per i collegamenti fissi e all’accordo paneuropeo in esclusiva con Gilat per le connessioni broadband satellitari.Ha naturalmente sedi in tutto il mondo. E’ il simbolo della new economy italiana, la prima società ad essere quotata nel Nuovo Mercato di Milano, ed attualmente quotata anche nel listino del nuovo mercato di Parigi, quella che ha dato un impulso straordinario al boom della Borsa. La prima azienda ad offrire l’accesso gratuito alla rete.

L’obiettivo è costringere Tiscali a cessare la distribuzione in tutta Europa dei sistemi di collegamento alla rete via satellite prodotti dall’azienda israeliana Gilat e commercializzati in esclusiva con il servizio TiscaliSAT. Sarebbe una forma di embargo economico europeo dal basso dell’economia israeliana, che funzionerebbe anche come richiesta di embargo economico che la UE dovrebbe effettuare verso Israele.

venerdì 9 gennaio 2009

Boicotta la guerra di Israele

729 MADE IN ISRAEL

Carissima, carissimo,
questa è una piccola cosa che ognuno di noi può fare contro la guerra. Ad oggi, i morti sono già mille e decine di migliaia i feriti, per i quali mancano i farmaci d'emergenza per interventi di pronto soccorso.

Cominciamo con qualcosa di piccolo... ma, in questo mondo governato dal capitale, efficace:
quando andate al supermercato, nei negozi, nei mercati controllate la provenienza dei prodotti che acquistate.

Se il codice a barre riporta il numero 729 non comprateli.

Cominciamo a togliere qualche arma a chi ne sgancia a tonnellate sulla popolazione palestinese.

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