domenica 15 febbraio 2009

Ocalan Io, da dieci anni nell' Alcatraz turca ma la nostra lotta non si fermerà


Continuano proteste e scontri per la liberazione di Ocalan


Rilancio un interessante articolo di MARCO ANSALDO su Repubblica del 14 febbraio 2009


MUDANYA (TURCHIA) «In cella mi picchiano, ma non rinuncio a dire quello che penso. O la guerra fra Pkk e Turchia si risolve con il dialogo, o entro tre mesi il conflitto in Kurdistan diventerà peggio che Gaza». L' Alcatraz turca spunta solo la sera. Persa nella nebbia, la sagoma sinistra dell' isola di Imrali si intravede dalle luci fioche del porto di Mudanya. In questa giornata di febbraio spazzata da vento e pioggia nulla qui sembra essere cambiato. Il corso centrale dove durante il processo i Lupi grigi sfilavano innalzando le loro bandiere. Le banchine del molo dove le madri dei soldati morti in battaglia gridavano «pena di morte!». Il piazzale dove i nazionalisti davano la caccia ai giornalisti stranieri. Sono passati 10 anni dalla cattura di Abdullah Ocalan, il leader del Pkk considerato dalla Turchia il terrorista numero uno, e dai curdi un eroe, ma la guerra nel sud est dell' Anatolia continua mietendo vittime ogni giorno. Il 15 febbraio 1999 Apo, com' era chiamato dai compagni, tornava in patria impacchettato come un fagotto dalle teste di cuoio turche che lo avevano braccato in Kenya. Una fuga disperata di sei mesi in tre continenti. Che dalla Siria, dov' era rifugiato, lo aveva portato in Grecia, poi in Russia, infine per due lunghi mesi in Italia, scatenando una ridda di polemiche: dalla spericolata missione di Ramon Mantovani a Mosca all' ospitalità nella villa all' Infernetto, passando per lo sbarco di migliaia di curdi a Roma e il coinvolgimento dei servizi di mezzo mondo. Fino alla cacciata, nonostante la resistenza dei suoi legali italiani, Pisapia e Saraceni. Imrali da qui è lontana poche decine di miglia, ma andarciè impossibile. Colossali navi da guerra della Marina militare impediscono a chiunque, tranne ad avvocati e parenti, l' accesso al prigioniero. Nell' atollo, Ocalan. Sessant' anni, i capelli ormai bianchi con un principio di calvizie, è l' unico detenuto. La sinusite lo indebolisce, i pruriti lo tormentano, la prostata incalza. I suoi attuali avvocati - attraverso i quali è stato possibile organizzare l' intervista esclusiva con Repubblica - lamentano il fatto che di recente sia stato malmenato dai suoi carcerieri. Una denuncia è arrivata alle autorità competenti a Strasburgo, che hanno intimato al governo turco di rispettarei diritti del detenuto. Non si sa con quali effetti. Abdullah Ocalan, innanzitutto come sta? «Sopravvivo. Le mie condizioni fisiche sono quelle rese note dai legali. Di recente sono stato anche picchiato dalle guardie per alcune dichiarazioni rilasciate. Ma io continuerò a dire quello che penso. Saluto l' Italia, paese che ricordo con grande piacere». Perché è stato malmenato? «Non sto a raccontare quello che succede qui, perché so che cosa accadrebbe se lo dicessi. Agisco con senso di responsabilità. Loro vogliono, mettendomi in difficoltà, annientare il Pkk. Ma non ci riusciranno. Fino alla fine opporrò la mia resistenza». Come viene punito? «Mi accusano di "difesa e propaganda di un' organizzazione criminale". Mi hanno punito in 10 occasioni, per un totale di 180 giorni di cella. In pratica, posso rimanere nella mia stanza, ma mi vengono tolti gli altri diritti: i miei familiari non possono venire a trovarmi (l' ora dei colloqui è di un' ora alla settimana, quando e se le condizioni del mare lo permettono, ndr ), niente libri, radio o giornali. Mi levano anche la penna». Lei chi accusa? «Io ho il diritto di sapere chi è la mia controparte. Quello che accade qui di certo non avviene senza che il premier lo sappia. Ma Tayyip Erdogan fa quello che dicono gli Stati Uniti. Sono gli Usa e la Nato ad avermi portato qui 10 anni fa. E fanno pressione per mettermi alla prova. Mettono alla prova la mia reazione, la mia pazienza, la mia resistenza. Ma anche la mia pazienza ha dei limiti». Dicono che lei continui a guidare il Pkk da qui. E' vero? «Io dico che quest' anno si deve tracciare la strada per un dialogo, altrimenti noi curdi non possiamo essere ritenuti responsabili di quello che potrebbe accadere nei prossimi tre mesi.I problemi non si risolvono bombardando Qandil (la zona nel Nord Iraq dove gran parte dei guerriglieri si sono rifugiati, ndr .). Perché il Pkk ha forze dappertutto, in Turchia, in Iran, in Iraq, in Siria. E' organizzato nella regione del Caucaso come in Europa. E allora non entreranno in azione solo le forze armate, ma anche quelle civili. E quello che succederà sarà più esteso di quanto è successo a Gaza. Ecco perché c' è bisogno di una soluzione trovata attraverso il dialogo». A fine marzo in Turchia ci saranno elezioni amministrative. Che possibilità dà ai partiti che sostengono i curdi? «Sono elezioni molto importanti. E' necessaria la fondazione di un partito curdo di riferimento. Ma metto tutti in guardia su possibili irregolarità nel voto». Il governo però continua le riforme, e dal 1 gennaio ha avviato un canale televisivo statale in lingua curda. Non è un passo avanti? «Ma si sa che questo passo è avvenuto non su indicazione del governo, bensì su pressione degli Usa. I divieti per la lingua e l' identità curde sono noti. In carcereè vietato pronunciare anche due parole in curdo, e poi si mette su un canale televisivo! La nostra concezione della democrazia parte sempre dal basso. Qui invece si tratta di qualcosa imposto dall' alto. Lo Stato istituisce il suo canale. E con il canale in lingua curda vuole creare anche i suoi curdi. Attraverso quella tv si vuole completare l' opera mettendo sotto controllo la dimensione culturale». A lei staa cuore il Medio Oriente,e la Turchia di recente siè proposta come mediatore fra Israele e gli arabi. Che cosa ne pensa? «Ho visto che il premier Erdogan si batte perché ci sia un dialogo fra Israelee Hamas. Ma perché non investe un pezzettino della sua energia per il suo Paese?». Il personaggio LA VITA Abdullah Ocalan nasce il 4 aprile 1948. Laurea ad Ankara, dopo il golpe del ' 71 si arruola nel servizio civile LA POLITICA Nel ' 78 fonda il Pkk. Nell' 84 inizia la lotta armata contro il governo turco per creare uno stato curdo LA CATTURA Dieci anni fa le teste di cuoio turche lo arrestano in Kenya.
Dal 15 febbraio 1999 è rinchiuso nel carcere di Imrali PER SAPERNE DI PIÙ www.todayszaman.com/tz-web www.mfa.gov.tr/default.en.mfa http://www.mudanya.bel.tr/ -

sabato 14 febbraio 2009

Curare sempre, DENUNCIARE MAI

Respingiamo la norma che cancella il divieto di denunciare gli stranieri irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche perché bisognosi di cure.
Tale norma calpesta il principio costituzionale che tutela la salute quale diritto primario delle persone, uguale per tutti, dunque non suscettibile di qualsivoglia limitazione, neanche in base allo stato giuridico di migrante irregolare.
Evidente è poi il contrasto con l'etica e la deontologia di noi medici e di quanti esercitano professioni sanitarie, il cui compito è di curare e soccorrere sempre chiunque ne abbia necessità e facilitare in ogni modo la tutela della salute individuale e collettiva.
Che questa legge possa ridurre l'immigrazione clandestina è pura demagogia, servirà solo a rendere gli immigrati più disperati e più invisibili, li priverà di ogni tutela sanitaria, alimenterà la nascita di percorsi sanitari paralleli, al di fuori di ogni controllo e verifica da parte della sanità pubblica.
Non è difficile ipotizzare in breve tempo ripercussioni sanitarie negative per tutta la collettività, basti pensare alla difficoltà di individuare tempestivamente focolai di malattie trasmissibili.
Possibile che l'alta valenza di efficacia e solidarietà per cui il nostro sistema sanitario è apprezzato in tutto il mondo debba essere minata da leggi che, oltre ad essere contrarie alla nostra costituzione ed alla deontologia, sono anche miopi sul piano epidemiologico?
Quante volte capiterà che uno straniero, per il timore della denuncia, si presenterà alle strutture sanitarie in condizioni aggravate dal ritardo della diagnosi e terapia, con conseguenze drammatiche per la sua salute e con necessità di cure oltretutto più costose?
Che dire poi dei minori stranieri, la cui condizione sarà ancora più precaria? Quanti di essi diventeranno invisibili?
E le donne? Quante si troveranno, di fatto, espulse dai percorsi di tutela della maternità, dell'allattamento al seno, della procreazione responsabile, della prevenzione dell'aborto clandestino, della diagnosi precoce di neoplasie genitali?
Allora, gridiamo con forza il nostro NO a norme che fanno arretrare il nostro paese sul piano della civiltà.
Affermiamo il principio dell'inviolabilità del diritto alla salute e di quello, speculare, della libertà di curare ciascuno esclusivamente secondo le sue necessità, senza alcuna discriminazione.
Facciamo appello al Parlamento affinché prevalgano le ragioni dell'etica, della solidarietà, dei principi costituzionali, persino della epidemiologia e dell'economia sanitaria.
Sosteniamo tutti coloro che rifiutano di trasformarsi in delatori e rivendicano il diritto all'obiezione di coscienza rispetto a norme contrarie alla deontologia professionale e lesive di diritti costituzionalmente garantiti.

Adriana D'Amico - medico; assessora alle Politiche sociali e della solidarietà della città di Caserta

domenica 8 febbraio 2009

Ma tu vivi sempre con questo mal di stomaco...???


Mi basta aprire un pò di più gli occhi e guardarmi in giro, un pò oltre il mio naso o il palmo della mia mano (e solo per pochi giorni), che mi procuro emozioni un pò miste, confuse, ma sicuramente negative (da gran mal di stomaco!): rabbia, tristezza, impotenza e, per questo, frustrazione. Tutto quello che in questi giorni i media ci trasmettono... "La storia di Eluana e l'omicidio di una libertà individuale (equilibrata, ragionata e rispettosa), gli operatori sociosanitari che diventano spie (per carità...non sono mica obbligati...!!?!!!) ed ora il ragazzo romeno" ...e come me, molti, avranno pur avuto, da piccoli, un'intolleranza intima e personale per i rom, o per una bicicletta rubata o per un'insistente richiesta di spiccioli o di altro. Un sentimento che, so bene, nasce, in fin dei conti, da motivi più o meno futili e che, da adulti, ci possono anche far sorridere nel ricordo di quel dispiacere, ma so di certo che questa mia condizione non sfocia in desiderio di vendetta o in un "tentativo di linciaggio".

7 Febbraio 2009 "Romeno ubriaco investe e uccide uomo di 36 anni. La folla tenta di linciarlo". E affiora, così, il nostro dolore, il dolore di una morte improvvisa, immotivata e sicuramente ingiusta. Sarebbe legittimo, per tutti noi, poter condividere il dispiacere per questa morte, empatizzare con la sofferenza di quella famiglia, ed invece, a tutto ciò, va ad aggiungersi un altro dolore, quello per "l'umana bestialità".

Ho trovato su youtube il video del linciaggio del ragazzo romeno e sono rimasto pietrificato (prima) e spaventato e disgustato (poi) dai commenti che alcuni ragazzi hanno lasciato al video stesso. Finanche il desiderio, espresso da alcuni, di un olocausto romeno (forse quello che già c'è stato non è bastato!).
Provvedimenti adeguati e comprensione delle motivazioni (per un'azione di migliore convivenza)! E' per questo che dovremmo gridare e lottare, e non per l'estendersi della legge del taglione o il bisogno di vendetta animale e istintuale!
Ma forse la giustizia, quella ragionevole ed equilibrata, non è uguale per tutti.

Su La Repubblica del 7 settembre 2008 si legge "Sotto l’effetto della droga investe e uccide un cittadino romeno, e si dà alla fuga. - Agli arresti domiciliari è finito un ventitreenne di Melfi che, poco dopo le 2 della notte scorsa, ha travolto un immigrato romeno di 25 anni, senza fissa dimora. Il fatto è avvenuto in pieno centro cittadino. M.P., è finito in manette per omicidio colposo, concorso in omissione di soccorso, guida in stato di alterazione psicofisica per uso di stupefacenti, mentre l’altro passeggero è stato denunciato per concorso in omissione di soccorso. L’auto sulla quale viaggiavano i due ha trascinato la vittima per circa 50 metri, rendendola irriconoscibile".

Ma non tutte le notizie "fanno notizia"...non tutte hanno lo stesso riverbero.

A Roma, ieri, si è consumata una grave tragedia e per questo siamo tutti addolorati, ma siamo ugualmente disgustati dall'incivile e incontrollata manifestazione di rabbia di esseri umani!

sabato 7 febbraio 2009

Due popoli, due Stati: VIVERE IN PACE

DI RITORNO da GAZA
E' TEMPO di RICOSTRUIRE
(per NON TORNARE PIU' a DISTRUGGERE)
Una parte della delegazione italiana composta da operatori sanitari, operatori umanitari, rappresentanti dei Comuni e giornalisti è rientrata ieri da una missione umanitaria nella Striscia di Gaza. Il primo esito positivo ottenuto dalla presenza di due enti locali, il Comune di Monterotondo e il Comune di Rimini è che con molta probabilità sarà organizzata una missione più ampia di amministratori locali entro la fine di febbraio.
I 13 italiani , coordinati da Meri Calvelli responsabile dei progetti di emergenza della ONG Crocevia, hanno visitato gli ospedali di Al Awda, Shifa e Al Quds, dove nei giorni degli attacchi aerei e di terra sono stati ricoverati più di 5000 feriti.
Il personale sanitario delle strutture ospedaliere della Striscia di Gaza ha innanzitutto evidenziato la carenza di apparecchiature mediche (una sola struttura ha la strumentazione per la TAC, un'altra per le endoscopie) necessarie ad una corretta diagnosi e ha raccomandato un maggiore coordinamento a livello internazionale degli aiuti sanitari.
Gli effetti dei 22 giorni di attacchi dell'artiglieria aerea, e poi anche di terra, non si misurano soltanto in termini di edifici distrutti, macerie, feriti e morti; il prolungato stato di totale insicurezza e minaccia alla propria vita che hanno sperimentato tutti i cittadini di Gaza ha lasciato tracce profonde. Insonnia, stress post-traumatico, attacchi di panico e isteria, sono i sintomi che il Gaza Mental Health Program ha rilevato con allarmante frequenza nei primi interventi sul territorio.
Lunedì 2 febbraio una parte della delegazione ha visitato una scuola elementare di Jabaliya, i disegni dei bambini rappresentano unicamente aerei che sganciano bombe, missili, carri armati. Poco prima delle 11,20 orario di uscita del primo turno della mattina, due violente esplosioni hanno fatto tremare la struttura scolastica, le maestre hanno lasciato uscire tutti i bambini per farli tornare a casa. Molti sono scoppiati a piangere, a urlare. Il giorno prima, la delegazione aveva visitato il centro culturale Al-Asriya sempre a Jabaliya, cittadina a Nord di Gaza City che come Rafah sul confine sud, è stata pesantemente attaccata. Le bambine hanno improvvisato un rap che dice noi bambini palestinesi abbiamo diritto di giocare e di uscire per strada senza aver paura dei saurak (missili).
Più che di aiuti umanitari Gaza e la Palestina hanno bisogno di pace, di piantare alberi da frutto e non vederli sradicare di nuovo dai tank israeliani, di raccogliere i frutti della terra, di pescare nelle acque territoriali senza essere bersagliati dal fuoco di proiettili o missili. La troupe dei giornalisti di Peace-Reporter e due inviati di Rai3 hanno documentato questo tipo di reazione dei soldati israeliani nella provincia di Khan Younis.
Martedì 3 febbraio hanno accompagnato alcuni contadini a raccogliere il prezzemolo nei loro campi a ridosso dei 100 metri dalla linea di confine, sono stati intimiditi con raffiche di mitra sparate prima a 10 metri dai loro corpi e poi a meno di 2 dai soldati israeliani posizionati al di là del confine..
Molte sedi istituzionali della Striscia di Gaza sono state distrutte; la cooperazione internazionale si farà carico della loro ricostruzione come tante volte è già accaduto in passato nella West Bank e nella Striscia di Gaza. Così è stato per la centrale elettrica (che funziona a carburante consumando 160.000 litri al giorno quando non è a pieno regime) bombardata lo scorso anno, per le linee degli elettrodotti, per le discariche, per le strade, acquedotti, persino per i cimiteri.
Secondo dati della Banca Mondiale del 2005 i Territori Palestinesi sono il primo destinatario degli aiuti internazionali, milioni di dollari ed euro che se fossero consegnati direttamente alla popolazione renderebbero i cittadini palestinesi ricchi o quantomeno tutti benestanti.
La comunità internazionale ha finora consentito e finanziato il ciclo di distruzione e ricostruzione. Per restituire il diritto al futuro alla popolazione civile di Gaza è tempo di intervenire con la necessaria determinazione per interromperlo. Far rispettare il diritto internazionale e i diritti umani, profondamente violati in questo conflitto e solo due mesi fa celebrati pomposamente nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite.

venerdì 6 febbraio 2009

Io non denuncio chi deve essere curato:OBIEZIONE DI COSCIENZA



SI ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTRO LE LEGGI RAZZISTE DEL GOVERNO BERLUSCONI


Invito tutti i colleghi impegnati nella cura della salute delle persone, a qualsiasi titolo ad iniziare una campagna di sensibilizzazione all'obiezione CONTRO l'applicazione delle direttive previste dall'emendamento approvato dalla maggioranza di centrodestra sul tema dell'immigrazione. Un provvedimento che rappresenta, inoltre, una grave lesione del principio di universalità del diritto alla salute, e che indurrà tantissimi stranieri senza permesso di soggiorno a rinunciare alle prestazioni del servizio sanitario nazionale, con tutto quello che ne consegue per i rischi per la salute di tutti i cittadini.


Un invito a tutti alla mobilitazione. QUESTO è UN GOVERNO CHE STA' INSTAURANDO UN VERO E PROPRIO REGIME E BERLUSCONI NE E' IL DITTATORE. e' ORA DI ALZARE LA
TESTA E DIRE BASTA!

C'è un tentativo di GOLPE costituzionale: FERMIAMOLO

Non si tratta di politica e basta ..... si tratta di libertà:
della TUA LIBERTA' che ti stanno togliendo.
Se ancora qualcuno avesse delle illusioni, è bene che si svegli. Questo governo è pienamente coerente con le sue premesse: dare una deriva autoritaria e dittatoriale alla nostra nazione.
Non si tratta più di conflitto di competenze tra organi dello stato, bensì un vero e proprio atto di sovvertimento dei poteri dello Stato, avocando a sè competenze proprie del capo dello stato: Berlusconi ha di fatti detto che comanda lui e che il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, firma o non firma il suo decreto non conta ..... lui lo farà lo stesso.
Di fronte al vero e proprio tentativo di colpo di stato costituzionale che il governo e in particolare il premier Berlusconi stanno mettendo in atto ai danni dell'equilibrio dei poteri e del rispetto delle prerogative del capo dello Stato, tutti i cittadini e tutte le forze laiche, democratiche e antifasciste sono chiamate alla mobilitazione.
Contro il tentativo di manomissione della Costituzione, contro l'arroganza e la violenza di un presidente che usa il dolore come pubblicità e perde ogni pudore usando il peggior contrasto tra poteri che la Repubblica abbia mai conosciuto..

mercoledì 4 febbraio 2009

Italia: paese a democrazia limitata


Prove di regime!
Veltroni VERGOGNATI!

Martedì sera la Camera ha approvato con 517 voti favorevoli, tre astenuti e 22 contrari la riforma della legge elettorale per le europee. Hanno votato a favore tutti i partiti tranne Mpa e radicali. Ora il provvedimento passa al Senato. Subito dopo il voto, Veltroni a Montecitorio ha incontrato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, e il coordinatore di Forza Italia, Denis Verdini.

Dopo aver stretto loro la mano, Veltroni ha detto: «Almeno siamo riusciti a fare una cosa insieme in questa legislatura».


La democrazia è pluralismo e diritto di rappresentanza. Democrazia è anche poter dire "io non sono d'accordo, io la penso diversamente". Democrazia è avere la garanzia che il dissenso possa essere espresso. Democrazia è poter scegliere a chi affidare la propria rappresentanza (eleggere chi dovrà parlare a nome nostro).

In Italia tutto ciò è stato spazzato via da un governo che decide per piacere al suo padrone (come cani scodinzolanti al al lauto banchetto del padrone, in attesa di qualche osso da sgranocchiare festanti) e da un'opposizione che si bea di compiacere al governo di cui dovrebbe essere anima critica e alfiere dei diritti di rappresentanza di circa metà degli italiani.

Veltroni è il peggio che potesse capitare a chi vorrebbe un paese migliore (oggi mi accontenterei anche di un paese normale come diceva D'Alema) a tutti coloro che avrebbero voluto e sperato in un argine alla deriva autoritaria che è in atto in Italia con punte di vero e proprio razzismo xenofobo e scivolamento in una pratica della cultura delle relazioni e dei comportamenti all'insegna della barbarie (la rincorsa alle politiche del capestro anche da parte di partiti come il PD, invece delle politiche dell'educazione al vivere sociale, all'accoglienza ed alla vicinanza solidale, hanno spianato la strada ad un regime governativo (il parlamento belante e privo oramai di opposizione) che si ciba sempre di più del dramma della crisi economica mondiale per serrare le fila ed intruppare i riottosi. Non mi meraviglierei se cominciassimo ad assistere ai primi "provvedimenti di confino" per le anche più blande opposizioni di dissenso.

E' vergognoso tutto ciò: sette/otto milioni di elettori italiani che non hanno più diritto di rappresentanza, ben oltre il 15% dell'elettorato.

Dire a Berlusconi "Vergognati!" appare superfluo e inutile ..... il re sbaglia? Viva il re!, ma a Veltroni (e tutti coloro che lo stanno sostenendo in questo corteggiamento da vecchia baldracca, e mi scusino tutte le vecchie baldracche per le quali nutro grande rispetto) ciò lo si può dire, e a voce grossa: Veltroni VERGOGNATI!

domenica 1 febbraio 2009

FIRMATE LA PETIZIONE


Libertà per Leyla Zana

Le " Amitiés kurdes de Bretagne” (Amicizie curde di Bretagna) - Francia desiderano attirare la vostra attenzione sulla situazione della Signora Leyla Zana che è appena stata condannata a 10 anni di prigione dalla 5a Corte penale di Diyarbakir per un delitto d'opinione, sulla base di articoli contestabili di un codice penale che non garantisce sufficientemente il rispetto della libertà d'espressione.
Ricordiamo che la Signora Leyla Zana, eletta nel 1991 deputata di Diyarbakir, arrestata nel 1994, condannata a 15 anni di prigione, liberata nel 2004, è molto conosciuta in Europa come una militante che lotta “contro l'intolleranza, il fanatisme e l'oppressione„ e che la sua precedente incarcerazione aveva suscitato numerose proteste.
Le "Amitiés kurdes de Bretagne" hanno preso l’iniziativa di lanciare la presente petizione in favore di Leyla Zana, già patrocinata da un certo numero di personalità di diversi paesi europei.
Tutti gli amici di Leyla Zana, di qualsiasi nazionalità essi siano, tutti gli amici del popolo curdo, tutte le associazioni, ONG, sindacati, partiti politici, tutti i militanti per i diritti umani e la libertà d’espressione, tutte le persone che si sentono partecipi di questa condanna iniqua, sono invitate a firmare questa petizione che si trova su http://www.amitieskurdesdebretagne.eu/
(seguire le spiegazioni e poi rispondare alla mail di conferma per convalida e pubblicazione, si prega di non aggiungere commenti)

Grazie per Leyla Zana

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