Respingiamo la norma che cancella il divieto di denunciare gli stranieri irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche perché bisognosi di cure.
Tale norma calpesta il principio costituzionale che tutela la salute quale diritto primario delle persone, uguale per tutti, dunque non suscettibile di qualsivoglia limitazione, neanche in base allo stato giuridico di migrante irregolare.
Evidente è poi il contrasto con l'etica e la deontologia di noi medici e di quanti esercitano professioni sanitarie, il cui compito è di curare e soccorrere sempre chiunque ne abbia necessità e facilitare in ogni modo la tutela della salute individuale e collettiva.
Che questa legge possa ridurre l'immigrazione clandestina è pura demagogia, servirà solo a rendere gli immigrati più disperati e più invisibili, li priverà di ogni tutela sanitaria, alimenterà la nascita di percorsi sanitari paralleli, al di fuori di ogni controllo e verifica da parte della sanità pubblica.
Non è difficile ipotizzare in breve tempo ripercussioni sanitarie negative per tutta la collettività, basti pensare alla difficoltà di individuare tempestivamente focolai di malattie trasmissibili.
Possibile che l'alta valenza di efficacia e solidarietà per cui il nostro sistema sanitario è apprezzato in tutto il mondo debba essere minata da leggi che, oltre ad essere contrarie alla nostra costituzione ed alla deontologia, sono anche miopi sul piano epidemiologico?
Quante volte capiterà che uno straniero, per il timore della denuncia, si presenterà alle strutture sanitarie in condizioni aggravate dal ritardo della diagnosi e terapia, con conseguenze drammatiche per la sua salute e con necessità di cure oltretutto più costose?
Che dire poi dei minori stranieri, la cui condizione sarà ancora più precaria? Quanti di essi diventeranno invisibili?
E le donne? Quante si troveranno, di fatto, espulse dai percorsi di tutela della maternità, dell'allattamento al seno, della procreazione responsabile, della prevenzione dell'aborto clandestino, della diagnosi precoce di neoplasie genitali?
Allora, gridiamo con forza il nostro NO a norme che fanno arretrare il nostro paese sul piano della civiltà.
Affermiamo il principio dell'inviolabilità del diritto alla salute e di quello, speculare, della libertà di curare ciascuno esclusivamente secondo le sue necessità, senza alcuna discriminazione.
Facciamo appello al Parlamento affinché prevalgano le ragioni dell'etica, della solidarietà, dei principi costituzionali, persino della epidemiologia e dell'economia sanitaria.
Sosteniamo tutti coloro che rifiutano di trasformarsi in delatori e rivendicano il diritto all'obiezione di coscienza rispetto a norme contrarie alla deontologia professionale e lesive di diritti costituzionalmente garantiti.
Adriana D'Amico - medico; assessora alle Politiche sociali e della solidarietà della città di Caserta
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