Mercoledì 12 novembre - Smirne, Turchia
Nel cammino verso l´Europa, la Turchia fa passi indietro sul piano dei diritti umani.
Berlusconi tace (e quindi acconsente).
Il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha incontrato il capo del Governo turco Recep Tayyp Erdogan. Chissà cosa si sono detti? Ovviamente si è parlato dei collegamenti energetici verso il Mediterraneo e dei numerosi progetti di cooperazione industriale. È stato ribadito lo sforzo comune nella lotta al terrorismo. E ancora la prospettiva della Turchia verso l´Unione Europea, perché, come si sa, quello turco è un grande mercato, che conta più di settantacinquemilioni di persone e ciò alletta molto gli uomini di affari di entrambi gli Stati.Di certo, la questione delle libertà nel paese ponte tra Asia ed Europa è stata considerata roba da poco conto e quindi non degna di meritare uno spazio in questo vertice. Infatti, la Turchia, nonostante si stia preparando ad adeguare i propri parametri economici per il futuro ingresso nell´UE, allo stesso tempo, tarda nel rivedere le politiche interne in tema di rispetto delle minoranze e dei diritti umani. Uno dei più vergognosi aspetti, che questa lacuna assume, riguarda la tutela dei diritti dei minori, che, incrociandosi con la questione carceraria e giudiziaria, produce seguiti devastanti, specialmente nelle regioni "calde" del Paese.Infatti, negli ultimi tre mesi, dopo gli aspri scontri tra parte della popolazione e forze dell´ordine, che hanno interessato le città e le province del Kurdistan turco di DIyarbakir, Hakkari, Van e Sirnak, circa trenta adolescenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni sono stati arrestati e condotti in prigione. Rei di essersi trovati in mezzo alle violenze, a volte anche prendendone parte con lancio di sassi e bastoni, sul loro capo pendono delle pene che vanno dai tre ai venticinque anni di detenzione.Uno di questi è il quattordicenne Mustafa Y., detenuto nella sezione E per i reati politici della prigione di Diyarbakir, che, dopo aver subito pesanti trattamenti, ha riportato disturbi di insonnia acuta e incapacità nel controllare il movimento degli occhi e delle mani. Peccato che le sue denuncie siano state giudicate da N.K., psicologo della prigione, come "bugie" e le patologie contratte come marginali. Un altro caso rilevante è quello legato al destino degli altri quattro adolescenti, Hakan Hebun A. (16 anni), Mazlum E. (17 anni ), Ali N. ( 16 anni ) e Mehmet Zahir Y. ( 16 anni ). Il 14 luglio 2008 i quattro ragazzi assistono ad un meeting in un parco pubblico di Diyarbakir, indetto dal partito socialista curdo Dtp, per contestare le torture che il leader del Pkk Abdullah Ocalan avrebbe subito in carcere. Nonostante la presenza di personaggi politici di rilievo, tra i tanti il vicepresidente del partito Dtp Emine Ayna, la natura pacifica della protesta e il fatto che la manifestazione fosse autorizzata dalle autorità, ad un tratto la polizia inizia a caricare la folla, provando a disperderla. I partecipanti non arretrano e innescano una sassaiola con la polizia, difendendo il proprio diritto di assemblea e al dissenso. Alcuni di loro, tra i quali i quattro ragazzi, vengono arrestati. Il 13 Novembre l´Alta Corte di Diyarbakir ha chiesto ben trentasette anni di reclusione per gli adolescenti accusandoli di protesta non autorizzata (anche se questa, come detto prima, aveva ricevuto l´autorizzazione da parte delle autorità), danneggiamento della proprietà privata, adesione alla formazione clandestina Pkk e alla sua struttura di propaganda. Tutte le prove su cui si basa il pesante impianto accusatorio sono esclusivamente alcune foto, nelle quali gli imputati vengono ritratti mentre lanciavano pietre nei confronti della polizia.Questi sono i fatti. Le conclusioni le lascio a voi. Ma non facciamo finta di non sapere.
Peppe, Diyarbakir 15 novembre 2008
Peppe è di Catania. In questo periodo si trova a Diyarbakir, dove sta svolgendo il servizio volontario europeo, e rimarrà fino a febbraio. Rilanciamo la sua importante notizia su alcuni processi che riguardano minori.